Tra le mille cose che ho capito a 30 anni una su tutte risulta essere la più sconvolgente.
E la più vera. Ho capito di preferire l’imperfezione alla perfezione.
La verità piuttosto che l’artefatto, la persona piuttosto che il personaggio, la stonatura piuttosto che l’intonazione.
E me ne sono convinta ancora di più ieri sera, dopo essere stata all’ennesimo concerto dei Thegiornalisti di Tommaso Paradiso, quelli che adesso passano tutte le radio con la canzone “Completamente”.
Che sia chiaro, non so voi, ma io non è che sia mai stata una perfetta, anzi, la condizione dell’imperfetta la conosco benissimo, però ho sempre un po’ cercato, e alcune volte lo faccio ancora, di lavorare, dire, o realizzare le cose sempre al meglio. Non riuscendoci quasi mai. Ma va bene così.
In un mondo come quello di oggi che premia soltanto quelli che ce la fanno, dove la cultura del successo pare essere l’unica percorribile, io, noi (e qui ci metto dentro anche le mie socie) preferiamo osservare e ascoltare con più attenzione gli imperfetti che non hanno paura di esserlo e di dirlo. Quelli che raccontano i loro sbagli e ne ridono, o si disperano per averli fatti. E cosa c’entra con il concerto e con Tommaso Paradiso e la band?
C’entra eccome. Perché anche loro sono lo specchio della generazione di mezzo, la nostra, quella dei trentenni. Perché quando li senti cantare e suonare ti sembra di tornare indietro ai tempi delle estati passate tra il calcio balilla e la sala giochi, quelle dei pattini gialli e neri e le biciclette Atala (!). A ridere dei film Anni ’80 dei Vanzina e Verdone con tuo zio che ti parla in dialetto. E poi ancora quegli anni in cui non ti vergognavi di niente. Sfrontato, romantico e sincero.
Ecco, i testi, la musica e la voce di Tommaso Paradiso sono sfrontati, romantici e sinceri. E imperfetti.Senza paura di esprimere anche il sentimento più intimo, quello più riservato. E le ovvietà più ovvie, tipo che c’è bisogno di un specchio che quello in bagno fa schifo. Senza preoccuparsi di dare un’immagine di sé normale. Assolutamente normale. Senza cercare la faccia giusta, l’escamotage giusto per arrivare prima in cima alle classifiche, al riconoscimento. Perché poi arriva. Quando tutti meno se lo aspettano, arriva. Senza per forza dover cercare scorciatoie.
Ed è quello che è successo a noi con voi. Ed è quello che più stiamo vivendo noi, Noi inteso come noi trentenni. Convinti da chissà chi che a 30 e chissà quanti anni sarebbe stato normale essere “già arrivati”. Ecco no.Noi preferiamo quelli che ci mettono più tempo degli altri, quelli che si riconoscono nella normalità, nella verità, che si godono la strada, con fatica, accettano i momenti di sconforto e ne ridono, quelli che si prendono in giro.Quelli che stonano durante un concerto ma che non riescono a smettere di toccarsi i capelli nervosi, adrenalinici, agitati. Felici.
Una foto pubblicata da Tommaso Paradiso (@tommasoparadiso) in data:
La loro musica è puro romanticismo. Vi ricorderà inevitabilmente le notti prima degli esami di Venditti, le Coca Cole e le Bollicine di Vasco, Verdone e Sapore di Sale. E poi non smetterete più di cantare i ritornelli. Non c’è un cazzo da fare, sarà così. Si anche per te che ascolti solo Heavy Metal!
Io sono Silvia, ho 33 anni e faccio la giornalista e l'attrice. Amo ascoltare le storie delle persone e raccontarle nuovamente, a modo mio. Cerco sempre di trovare il lato divertente delle cose. Rido spesso di me e amo l’ironia, in tutte le sue forme.
A 30 anni preferiamo gli IMPERFETTI. Completamente.
Silvia RossiTra le mille cose che ho capito a 30 anni una su tutte risulta essere la più sconvolgente.
E la più vera.
Ho capito di preferire l’imperfezione alla perfezione.
La verità piuttosto che l’artefatto, la persona piuttosto che il personaggio, la stonatura piuttosto che l’intonazione.
E me ne sono convinta ancora di più ieri sera, dopo essere stata all’ennesimo concerto dei Thegiornalisti di Tommaso Paradiso, quelli che adesso passano tutte le radio con la canzone “Completamente”.
Che sia chiaro, non so voi, ma io non è che sia mai stata una perfetta, anzi, la condizione dell’imperfetta la conosco benissimo, però ho sempre un po’ cercato, e alcune volte lo faccio ancora, di lavorare, dire, o realizzare le cose sempre al meglio. Non riuscendoci quasi mai. Ma va bene così.
In un mondo come quello di oggi che premia soltanto quelli che ce la fanno, dove la cultura del successo pare essere l’unica percorribile, io, noi (e qui ci metto dentro anche le mie socie) preferiamo osservare e ascoltare con più attenzione gli imperfetti che non hanno paura di esserlo e di dirlo. Quelli che raccontano i loro sbagli e ne ridono, o si disperano per averli fatti. E cosa c’entra con il concerto e con Tommaso Paradiso e la band?
C’entra eccome. Perché anche loro sono lo specchio della generazione di mezzo, la nostra, quella dei trentenni. Perché quando li senti cantare e suonare ti sembra di tornare indietro ai tempi delle estati passate tra il calcio balilla e la sala giochi, quelle dei pattini gialli e neri e le biciclette Atala (!). A ridere dei film Anni ’80 dei Vanzina e Verdone con tuo zio che ti parla in dialetto. E poi ancora quegli anni in cui non ti vergognavi di niente. Sfrontato, romantico e sincero.
Ecco, i testi, la musica e la voce di Tommaso Paradiso sono sfrontati, romantici e sinceri. E imperfetti. Senza paura di esprimere anche il sentimento più intimo, quello più riservato. E le ovvietà più ovvie, tipo che c’è bisogno di un specchio che quello in bagno fa schifo. Senza preoccuparsi di dare un’immagine di sé normale. Assolutamente normale. Senza cercare la faccia giusta, l’escamotage giusto per arrivare prima in cima alle classifiche, al riconoscimento. Perché poi arriva. Quando tutti meno se lo aspettano, arriva. Senza per forza dover cercare scorciatoie.
Ed è quello che è successo a noi con voi. Ed è quello che più stiamo vivendo noi, Noi inteso come noi trentenni. Convinti da chissà chi che a 30 e chissà quanti anni sarebbe stato normale essere “già arrivati”. Ecco no. Noi preferiamo quelli che ci mettono più tempo degli altri, quelli che si riconoscono nella normalità, nella verità, che si godono la strada, con fatica, accettano i momenti di sconforto e ne ridono, quelli che si prendono in giro. Quelli che stonano durante un concerto ma che non riescono a smettere di toccarsi i capelli nervosi, adrenalinici, agitati. Felici.
La loro musica è puro romanticismo. Vi ricorderà inevitabilmente le notti prima degli esami di Venditti, le Coca Cole e le Bollicine di Vasco, Verdone e Sapore di Sale. E poi non smetterete più di cantare i ritornelli. Non c’è un cazzo da fare, sarà così. Si anche per te che ascolti solo Heavy Metal!
Silvia – silvia@itrentenni.com
Qui potete sentire l’ultimo disco:
Silvia Rossi
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