Ieri sera ho visto Bridget Jones. Si, lei. L’icona per eccellenza di tutte le donne single, pasticcione, incasinate, ma terribilmente vere. Per la precisione ho visto Bridget Jone’s Baby.
Sono andata al cinema con un po’ di diffidenza. La proiezione non era esclusivamente per la stampa, c’era chiunque, fan, influencers, imbucati e morti di fama. C’era grande attesa, urlettini vari e sorrisi a destra e a sinistra. Alcune sostenitrici dei Trentenni mi hanno anche salutata e probabilmente avevo i denti pieni di prezzemolo o chissà cos’altro della pizza che mi ero appena strafogata, perché l’orario era proprio quello del mangio-o-non-mangio-muoio-di-fame-aiuto.
Bridget la ritroviamo lì esattamente dove l’avevamo lasciata e dove la ricordiamo meglio: sul suo divano, spettinata, con una boccia di vodka accanto e una scatola di gelato appena finito. Ha 43 anni ed è single. E vuole un bambino. O meglio sua madre vuole che abbia un bambino.
Accanto a lei i suoi amici di sempre sono sposati e hanno bambini, perfino l’amico gay – “e per fortuna che esistono i gay” – ha in cantiere un’adozione.
Lavora con le migliori colleghe di sempre che definisce “meravigliose trentenni senza l’ansia di figli e matrimonio ;-)”, è dimagrita e ha – come sempre – un gran bisogno di trombare. O in alternativa, data l’età, di innamorarsi.
Bene, il film fa ridere tanto. Ci sono delle battute davvero esilaranti, è a tratti demenziale, ma direi che l’equilibrio tra comicità e demenza è ben gestito.
La realtà è che oltre a farti ridere ti innesca inevitabilmente una serie di domande a cui non hai una risposta precisa e che vorresti fare a milioni di donne. Ma devo dire che il film è anche una buona iniezione di speranza per le 40enni single con le madri alle spalle che premono per un nipotino. E qui scatta la prima domanda: è inevitabile l’ansia del “ommiodiorimarròsolapersempre” a 40 anni?
Forse si, ma credo che solo le 40enni possano rispondere.
Ma quello che davvero continua a piacerci di Bridget Jones è che è una donna indipendente e che non ha paura di mostrare i suoi difetti e le sue insicurezze. Che è una donna integra – e di integrità si parlerà nel film – che oggi giorno pare essere fuori moda, è sincera. Un’eterna ottimista che trova sempre il lato positivo delle cose. Che non ha paura delle avversità ma le affronta a testa alta e a culo all’aria, perché cadere cadrà sempre, ma le sue cadute non sono semplicemente delle cadute idiote di una stupida ragazzina che vuol solo far ridere, ma sono cadute simboliche che preannunciano sicuramente una momento di difficoltà. Ma la capacità di Bridget di rialzarsi o di non aver paura di farsi aiutare per rialzarsi, sono simbolo di forza e accettazione. Non è cambiata per niente, ma non è per forza un aspetto negativo. Dove sta scritto che bisogna cambiare per essere felici? Basterà soltanto accettarsi per quello che si è per esserlo.
Bridget è deliziosamente imperfetta e per questo perfetta. Perché tu sei Bridget, io sono Bridget.
Di chi è il bambino? Chi tifiamo noi tra Colin Firth e Patrick Dempsey?
La parte romantica di noi direbbe #DarcyTuttaLaVita, la parte più femmina di noi #JackTuttaLaVita e quindi per non scontentare nessuno, Bridget, tieniti tutti e due. Come andrà a finire?
Lo scoprirete il 22 settembre al cinema. Io devo tornare con le mie amiche, andiamo insieme?
Ah un’ultima cosa per le nostre amiche 40enni single: vi accompagniamo noi al Glastonbury!
Io sono Silvia, ho 33 anni e faccio la giornalista e l'attrice. Amo ascoltare le storie delle persone e raccontarle nuovamente, a modo mio. Cerco sempre di trovare il lato divertente delle cose. Rido spesso di me e amo l’ironia, in tutte le sue forme.
Bridget Jones è ancora una di noi
Silvia RossiIeri sera ho visto Bridget Jones. Si, lei. L’icona per eccellenza di tutte le donne single, pasticcione, incasinate, ma terribilmente vere. Per la precisione ho visto Bridget Jone’s Baby.
Sono andata al cinema con un po’ di diffidenza. La proiezione non era esclusivamente per la stampa, c’era chiunque, fan, influencers, imbucati e morti di fama. C’era grande attesa, urlettini vari e sorrisi a destra e a sinistra. Alcune sostenitrici dei Trentenni mi hanno anche salutata e probabilmente avevo i denti pieni di prezzemolo o chissà cos’altro della pizza che mi ero appena strafogata, perché l’orario era proprio quello del mangio-o-non-mangio-muoio-di-fame-aiuto.
Bridget la ritroviamo lì esattamente dove l’avevamo lasciata e dove la ricordiamo meglio: sul suo divano, spettinata, con una boccia di vodka accanto e una scatola di gelato appena finito.
Ha 43 anni ed è single. E vuole un bambino. O meglio sua madre vuole che abbia un bambino.
Accanto a lei i suoi amici di sempre sono sposati e hanno bambini, perfino l’amico gay – “e per fortuna che esistono i gay” – ha in cantiere un’adozione.
Lavora con le migliori colleghe di sempre che definisce “meravigliose trentenni senza l’ansia di figli e matrimonio ;-)”, è dimagrita e ha – come sempre – un gran bisogno di trombare. O in alternativa, data l’età, di innamorarsi.
Bene, il film fa ridere tanto. Ci sono delle battute davvero esilaranti, è a tratti demenziale, ma direi che l’equilibrio tra comicità e demenza è ben gestito.
La realtà è che oltre a farti ridere ti innesca inevitabilmente una serie di domande a cui non hai una risposta precisa e che vorresti fare a milioni di donne. Ma devo dire che il film è anche una buona iniezione di speranza per le 40enni single con le madri alle spalle che premono per un nipotino. E qui scatta la prima domanda: è inevitabile l’ansia del “ommiodiorimarròsolapersempre” a 40 anni?
Forse si, ma credo che solo le 40enni possano rispondere.
Ma quello che davvero continua a piacerci di Bridget Jones è che è una donna indipendente e che non ha paura di mostrare i suoi difetti e le sue insicurezze. Che è una donna integra – e di integrità si parlerà nel film – che oggi giorno pare essere fuori moda, è sincera. Un’eterna ottimista che trova sempre il lato positivo delle cose. Che non ha paura delle avversità ma le affronta a testa alta e a culo all’aria, perché cadere cadrà sempre, ma le sue cadute non sono semplicemente delle cadute idiote di una stupida ragazzina che vuol solo far ridere, ma sono cadute simboliche che preannunciano sicuramente una momento di difficoltà. Ma la capacità di Bridget di rialzarsi o di non aver paura di farsi aiutare per rialzarsi, sono simbolo di forza e accettazione. Non è cambiata per niente, ma non è per forza un aspetto negativo. Dove sta scritto che bisogna cambiare per essere felici? Basterà soltanto accettarsi per quello che si è per esserlo.
Bridget è deliziosamente imperfetta e per questo perfetta. Perché tu sei Bridget, io sono Bridget.
Di chi è il bambino? Chi tifiamo noi tra Colin Firth e Patrick Dempsey?
La parte romantica di noi direbbe #DarcyTuttaLaVita, la parte più femmina di noi #JackTuttaLaVita e quindi per non scontentare nessuno, Bridget, tieniti tutti e due. Come andrà a finire?
Lo scoprirete il 22 settembre al cinema. Io devo tornare con le mie amiche, andiamo insieme?
Ah un’ultima cosa per le nostre amiche 40enni single: vi accompagniamo noi al Glastonbury!
Poi capirete….
Silvia
silvia@itrentenni.com
Silvia Rossi
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