Trentenni se vi diciamo: “Corri ragazzo laggiù, vola tra i lampi di blu. Corri in aiuto di tutta la gente dell’umanità” voi cosa rispondete?Trentenni questo film è per voi. Per voi che siete nati negli anni ’80, che siete cresciuti con l’idea che si possa cambiare il mondo, che facevate merenda con un budino alla vaniglia e leccavate fino all’ultimo il contenitore prima di buttarlo, per voi che Bim Bum Bam vi faceva ridere, per voi che sapete ancora tutte le sigle dei cartoni animati anni ’90 a memoria e per voi che i Goonies erano la bibbia. Per voi che siete ancora sognatori, che v’incazzate perché il mondo non è come se lo aspettavano i vostri genitori allora, ma siete sempre in grado di riderne, di tirarvi su le maniche e provarci. Ecco Gabriele Mainetti c’ha provato. E ci è riuscito. Gabriele Mainetti ha fatto un film di quelli che ti rendono orgoglioso di essere nato in quegli anni lì, che ti fanno sentire anche un po’ figo, che danno speranze, che “sai che c’è? Che me lo produco io, faccio da me”. Lo chiamavano Jeeg Robotnon è un film coraggioso come hanno scritto tanti giornalisti, Lo chiamavano Jeeg Robot è un film di qualità e di persone che sanno fare il loro mestiere. È un film diretto da un bravo regista, scritto da bravi sceneggiatori, montato da bravi montatori e recitato da bravi attori. Mainetti realizza un perfetto, ma perfetto davvero, cinecomic italiano. Cioè avete presente Batman, l’Uomo Ragno, Superman? Ecco, qui il nostro supereroe ha un nome meno figo di Clark Kent e sicuramente non è un miliardario come Bruce Wayne. Il nostro supereroe 2.0 ha un nome da sfigato – Enzo Ceccotti -, guarda porno amatoriali, ha le scarpe di camoscio ed è un delinquente, silenzioso e pure scontroso. E ha la faccia di Claudio Santamaria. Cuori. Enzo Ceccotti entra a contatto con una sostanza radioattiva e a seguito di un incidente scopre di avere una forza sovraumana, che sembra una benedizione per la sua carriera da malavitoso. Ma tutto cambia quando incontra Alessia – interpretata da Ilenia Pastorelli, una ex gieffina, si, è ancora possibile – convinta che lui sia l’eroe del famoso cartone animato giapponese Jeeg Robot d’acciaio.La visione di questo film vi innescherà immediatamente un senso di appartenenza, vi farà ricordare i pomeriggi a giocare in giardino, vi farà ridere così tanto da dire “che figata, finalmente si ride davvero”, vi farà sperare che non arrivi mai il giorno delle tenebre perché se arriva succede un macello “che aiutami a dì macello” (cit. Alessia) Come è possibile? È possibile perché Mainetti è riuscito a confezionare un film dalla struttura solida, mai banale e dal senso compiuto.
Vi innamorerete, di tutto: della sigla di Jeeg Robot cantata da Santamaria, della sporcizia, del sangue, delle battute, del vestito da principessa, dei poster, dei visual di tutto. Ma soprattutto vi innamorerete di Luca Marinelli che mi auguro conosciate già, ma se così non fosse sarà sicuramente questo film a farlo entrare nei vostri cuori. Per 4 semplici motivi: – È un nemico esemplare. Il suo personaggio detto Zingaro è una commistione pressoché perfetta di contemporaneità (vuole fare il botto su Youtube) e nostalgia degli Anni ’80. È un appassionato della musica italiana di quegli anni e nello specifico delle icone pop femminili, c’è anche una performance strabiliante di lui che intona Un’Emozione da poco di Anna Oxa. Uno sballo. – È un attore, ma attore attore eh? Di quelli che sanno recitare bene, ma bene bene eh? Si, è italiano.
– È folle, talentuoso e si innamora dei personaggi che interpreta e quindi è disposto a tutto. Dopo questo film recuperate assolutamente “Non essere cattivo” di Caligari. Fatelo vi prego.
– È bono. Figo. Bello. Ditelo come volete.
Trentenni fatevi un regalo, fidatevi: ANDATE AL CINEMA A VEDERE “LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT”.Silvia de I Trentenni itrentenni@gmail.com
Io sono Silvia, ho 33 anni e faccio la giornalista e l'attrice. Amo ascoltare le storie delle persone e raccontarle nuovamente, a modo mio. Cerco sempre di trovare il lato divertente delle cose. Rido spesso di me e amo l’ironia, in tutte le sue forme.
“Lo chiamavano Jeeg Robot” è il film per voi
Silvia RossiTrentenni se vi diciamo: “Corri ragazzo laggiù, vola tra i lampi di blu. Corri in aiuto di tutta la gente dell’umanità” voi cosa rispondete? Trentenni questo film è per voi. Per voi che siete nati negli anni ’80, che siete cresciuti con l’idea che si possa cambiare il mondo, che facevate merenda con un budino alla vaniglia e leccavate fino all’ultimo il contenitore prima di buttarlo, per voi che Bim Bum Bam vi faceva ridere, per voi che sapete ancora tutte le sigle dei cartoni animati anni ’90 a memoria e per voi che i Goonies erano la bibbia. Per voi che siete ancora sognatori, che v’incazzate perché il mondo non è come se lo aspettavano i vostri genitori allora, ma siete sempre in grado di riderne, di tirarvi su le maniche e provarci. Ecco Gabriele Mainetti c’ha provato. E ci è riuscito. Gabriele Mainetti ha fatto un film di quelli che ti rendono orgoglioso di essere nato in quegli anni lì, che ti fanno sentire anche un po’ figo, che danno speranze, che “sai che c’è? Che me lo produco io, faccio da me”. Lo chiamavano Jeeg Robot non è un film coraggioso come hanno scritto tanti giornalisti, Lo chiamavano Jeeg Robot è un film di qualità e di persone che sanno fare il loro mestiere. È un film diretto da un bravo regista, scritto da bravi sceneggiatori, montato da bravi montatori e recitato da bravi attori. Mainetti realizza un perfetto, ma perfetto davvero, cinecomic italiano. Cioè avete presente Batman, l’Uomo Ragno, Superman? Ecco, qui il nostro supereroe ha un nome meno figo di Clark Kent e sicuramente non è un miliardario come Bruce Wayne. Il nostro supereroe 2.0 ha un nome da sfigato – Enzo Ceccotti -, guarda porno amatoriali, ha le scarpe di camoscio ed è un delinquente, silenzioso e pure scontroso. E ha la faccia di Claudio Santamaria. Cuori. Enzo Ceccotti entra a contatto con una sostanza radioattiva e a seguito di un incidente scopre di avere una forza sovraumana, che sembra una benedizione per la sua carriera da malavitoso. Ma tutto cambia quando incontra Alessia – interpretata da Ilenia Pastorelli, una ex gieffina, si, è ancora possibile – convinta che lui sia l’eroe del famoso cartone animato giapponese Jeeg Robot d’acciaio. La visione di questo film vi innescherà immediatamente un senso di appartenenza, vi farà ricordare i pomeriggi a giocare in giardino, vi farà ridere così tanto da dire “che figata, finalmente si ride davvero”, vi farà sperare che non arrivi mai il giorno delle tenebre perché se arriva succede un macello “che aiutami a dì macello” (cit. Alessia) Come è possibile? È possibile perché Mainetti è riuscito a confezionare un film dalla struttura solida, mai banale e dal senso compiuto.
Vi innamorerete, di tutto: della sigla di Jeeg Robot cantata da Santamaria, della sporcizia, del sangue, delle battute, del vestito da principessa, dei poster, dei visual di tutto. Ma soprattutto vi innamorerete di Luca Marinelli che mi auguro conosciate già, ma se così non fosse sarà sicuramente questo film a farlo entrare nei vostri cuori. Per 4 semplici motivi: – È un nemico esemplare. Il suo personaggio detto Zingaro è una commistione pressoché perfetta di contemporaneità (vuole fare il botto su Youtube) e nostalgia degli Anni ’80. È un appassionato della musica italiana di quegli anni e nello specifico delle icone pop femminili, c’è anche una performance strabiliante di lui che intona Un’Emozione da poco di Anna Oxa. Uno sballo. – È un attore, ma attore attore eh? Di quelli che sanno recitare bene, ma bene bene eh? Si, è italiano.
– È folle, talentuoso e si innamora dei personaggi che interpreta e quindi è disposto a tutto. Dopo questo film recuperate assolutamente “Non essere cattivo” di Caligari. Fatelo vi prego.
– È bono. Figo. Bello. Ditelo come volete.
Trentenni fatevi un regalo, fidatevi: ANDATE AL CINEMA A VEDERE “LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT”. Silvia de I Trentenni itrentenni@gmail.com
Silvia Rossi
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