Non rubate il futuro dei nostri figli

“Deliri razzisti, sociologi e finti esperti di cronaca che fanno arrabbiare i social. Non è colpa dei musulmani, non è colpa degli immigrati. Ha ragione Trump. Chi è l’ingenuo che ancora si stupisce della Brexit? Ah, ci sono tragedie che fanno più rumore delle altre? Le bombe di Dacca danno meno fastidio allo stomaco? E in Siria? Ce l’hanno coi francesi. Non dite cazzate, informatevi”.

Dobbiamo fare qualcosa. Chiunque ha ragione, chiunque ha diritto di dire la sua. Sensata o meno, inutile, dolorosa, forte. Un po’ più diritto degli altri di dire la sua ce l’ha chi era lì. Chi era a Istanbul, Bruxelles, Parigi, Dacca, quelli che hanno visto i corpi mutilati, morti, la gente gridare.

Quegli occhi hanno visto il male, hanno visto l’odio. Quando vedi l’odio non puoi più vivere come se nulla fosse. Puoi trasformarlo in determinazione, in creatività, in gioia, in tristezza perenne, ma non puoi più vivere come se non fosse successo niente.

Io ho paura. Tu hai paura. Io non ci credo che tu non abbia paura. Io non ci posso credere che almeno una volta tu non ti sia spaventato e non ti sia tappato le orecchie in un momento di panico nato e finito il tempo di una fermata di metropolitana. Non ci credo, perché anche tu ti senti colpito. E purtroppo è vero: quando il terrore colpisce vicino a persone che conosci fa più paura.

Io non lo so che cosa bisogna fare. Noi non lo sappiamo.

Ma è anche vero che manca la sensazione di protezione. Quella sensazione di quando da bambino hai paura di qualcosa ma sai che c’è la mamma, il papà accanto a te e tutto andrà bene.
Mancano madri e padri in questo mondo ferito. Mancano punti di riferimento, manca un abbraccio comune che sconfigga una minaccia, un nemico.

Vi prego non dite che non sono nemici, perché sono nemici.
Stanno rubando il presente alla gente, il futuro ai vostri bambini, ai nostri figli.
E si, certo, noi siamo fortunati, noi possiamo permetterci di continuare a pensare alle vacanze imminenti, ai sogni di settembre, al riposo meritato dopo la fatica di un anno, l’ennesimo anno, per tentare di essere felici, perché oggi essere felici è un lusso.

L’ intelligenza di cui abbiamo bisogno è quella di chi ha il potere. Quanti morti ancora? Quanti corpi mutilati, torturati dobbiamo ancora vedere?

Ci sono dinamiche che noi nemmeno immaginiamo, ci sono discorsi così complessi da spiegare che nemmeno ci proviamo, quello che però possiamo provare a fare è unire le energie come fosse un bella finale di un bel mondiale di calcio. Provare ad abbracciarsi come quando la tua nazionale è in area di rigore e sta per tirare il goal della vittoria. Far crescere quella voglia di vincere, che ti fa gridare libero.

La tua libertà vale quanto quella di tutti gli altri. Combatti per Lei.

Silvia

 

 

Silvia Rossi
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Silvia Rossi

Io sono Silvia, ho 33 anni e faccio la giornalista e l'attrice. Amo ascoltare le storie delle persone e raccontarle nuovamente, a modo mio. Cerco sempre di trovare il lato divertente delle cose. Rido spesso di me e amo l’ironia, in tutte le sue forme.
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