Penso al figlio da poco nato di una mia amica. Penso a lui e a tutti i figli del mondo. A tutte le mamme del mondo, i padri e i fratelli. Gli UMANI.
Non riesco a darmi risposte alle mille domande che nella mia testa e nella testa di chiunque probabilmente si susseguono. Una su tutte è questa: come avrebbero potuto evitare tutto questo? Dare lo stato d’allarme ad alta voce avrebbe forse impedito e bloccato le armi di quei terroristi? È necessario fa accadere queste scioccanti tragedie per far capire al mondo intero che stiamo andando sempre più giù? Forse si? Chi procura le armi all’Isis? C’era lo stato d’allarme, già “sapevano” che qualcosa sarebbe potuto succedere perché la Francia è scesa sul fronte in Siria accanto alla Russia a combattere una guerra. Siamo in guerra.
Sta succedendo quello di cui tutti abbiamo avuto paura, almeno una volta, che potesse succedere: da un momento all’altro mentre alzi il tuo bicchiere di vino a cena, canti una canzone del tuo gruppo preferito o tifi la squadra del tuo cuore BOOM. Sei morto. E insieme a te altre 10, 50, 100 persone. “Come fosse una folata di vento in un campo di grano”, ha dichiarato uno dei superstiti al Bataclan. Il silenzio di questa mattina era assordante. Le lacrime calde. Pensi al destino. Al tuo, a quello degli amici a Parigi, a quello degli amici a New York, a Londra e a Madrid di quando il tuo ex fidanzato prese o non prese un treno – non ricordo – che gli salvò la vita.
Pensi alla politica e ti viene da vomitare, ti viene da ridere, ti viene da sbattere i pugni sul muro. La mia generazione è una generazione disincatata, disillusa, incazzata. Ma è una generazione che si trova costretta a rialzarsi, a scrollarsi di dosso le sofferenze e a ripartire, reagire. A testa alta. A combattere contro la paura: la paura di non avere uno stipendio a fine mese, la paura di chiedere, la paura di pretendere, la paura di rimanere incinta, la paura di non farcela, la paura del futuro. Lasciarsi mangiare dalla paura è il peggiore degli errori che un essere umano possa fare. Oggi, all’indomani di quella strage dove sono morte troppe persone, la paura ha un volto più definito e le spalle più grandi.
Ho sentito mia madre al telefono: “Nel pomeriggio volevamo andare in centro a Milano, ma cavolo, io ho paura”. Ecco è tutto quello che volevano loro.
Io non lo so quale possa essere la soluzione, ma sono certa che una strage del genere, così come quelle passate e vivissime nella memoria di tutti, è paradossale che possa essere stata eseguita nel nome di un dio. O forse no? O forse sono solo partite a Risiko della politica?
I miei genitori mi hanno cresciuta con dei valori, degli ideali, delle sicurezze. Oggi questo mondo mette in crisi anche il più ovvio dei sentimenti. È come se fossimo tutti paralizzati. Oggi non voglio leggere le dichiarazioni dei nostri politici. Noi ci riesco. Perché non voglio sentire nessuno che dà la colpa a Salvini, Renzi, Berlusconi, Alfano, iniziate voi a smetterla di farvi la guerra. In fondo non dovremmo volere tutti la stessa cosa? Vi siete dimenticati per cosa siete lì?
Ho riletto soltanto degli estratti de “La rabbia e l’orgoglio” di Oriana Fallaci e mi sono venuti, di nuovo, i brividi. Salvaguardiamo le nostre vite, il nostro Paese, smettiamola, smettetela di pensare ai vostri conti in banca, salvate questo Mondo. Salviamolo.
Lo so che il problema è la politica e le scelte fatte in passato e quelle fatte nel presente. Ma vi prego, proviamo almeno una volta a cercare di andare tutti nella stessa direzione. Per il bene dei nostri figli, per amor proprio, per viversi un presente e un futuro che ci meritiamo. Oggi il confine tra il bene e il male sembra non essere ben definito. Proviamo con lucidità a ridare forma e colore al nostro futuro.
Io sono Silvia, ho 33 anni e faccio la giornalista e l'attrice. Amo ascoltare le storie delle persone e raccontarle nuovamente, a modo mio. Cerco sempre di trovare il lato divertente delle cose. Rido spesso di me e amo l’ironia, in tutte le sue forme.
#PrayForParis, vinciamo la paura
Silvia RossiPenso al figlio da poco nato di una mia amica. Penso a lui e a tutti i figli del mondo. A tutte le mamme del mondo, i padri e i fratelli. Gli UMANI.
Non riesco a darmi risposte alle mille domande che nella mia testa e nella testa di chiunque probabilmente si susseguono. Una su tutte è questa: come avrebbero potuto evitare tutto questo? Dare lo stato d’allarme ad alta voce avrebbe forse impedito e bloccato le armi di quei terroristi? È necessario fa accadere queste scioccanti tragedie per far capire al mondo intero che stiamo andando sempre più giù? Forse si? Chi procura le armi all’Isis? C’era lo stato d’allarme, già “sapevano” che qualcosa sarebbe potuto succedere perché la Francia è scesa sul fronte in Siria accanto alla Russia a combattere una guerra. Siamo in guerra.
Sta succedendo quello di cui tutti abbiamo avuto paura, almeno una volta, che potesse succedere: da un momento all’altro mentre alzi il tuo bicchiere di vino a cena, canti una canzone del tuo gruppo preferito o tifi la squadra del tuo cuore BOOM. Sei morto. E insieme a te altre 10, 50, 100 persone. “Come fosse una folata di vento in un campo di grano”, ha dichiarato uno dei superstiti al Bataclan.
Il silenzio di questa mattina era assordante. Le lacrime calde. Pensi al destino. Al tuo, a quello degli amici a Parigi, a quello degli amici a New York, a Londra e a Madrid di quando il tuo ex fidanzato prese o non prese un treno – non ricordo – che gli salvò la vita.
Pensi alla politica e ti viene da vomitare, ti viene da ridere, ti viene da sbattere i pugni sul muro. La mia generazione è una generazione disincatata, disillusa, incazzata. Ma è una generazione che si trova costretta a rialzarsi, a scrollarsi di dosso le sofferenze e a ripartire, reagire. A testa alta. A combattere contro la paura: la paura di non avere uno stipendio a fine mese, la paura di chiedere, la paura di pretendere, la paura di rimanere incinta, la paura di non farcela, la paura del futuro. Lasciarsi mangiare dalla paura è il peggiore degli errori che un essere umano possa fare. Oggi, all’indomani di quella strage dove sono morte troppe persone, la paura ha un volto più definito e le spalle più grandi.
Ho sentito mia madre al telefono: “Nel pomeriggio volevamo andare in centro a Milano, ma cavolo, io ho paura”.
Ecco è tutto quello che volevano loro.
Io non lo so quale possa essere la soluzione, ma sono certa che una strage del genere, così come quelle passate e vivissime nella memoria di tutti, è paradossale che possa essere stata eseguita nel nome di un dio. O forse no? O forse sono solo partite a Risiko della politica?
I miei genitori mi hanno cresciuta con dei valori, degli ideali, delle sicurezze. Oggi questo mondo mette in crisi anche il più ovvio dei sentimenti. È come se fossimo tutti paralizzati.
Oggi non voglio leggere le dichiarazioni dei nostri politici. Noi ci riesco. Perché non voglio sentire nessuno che dà la colpa a Salvini, Renzi, Berlusconi, Alfano, iniziate voi a smetterla di farvi la guerra. In fondo non dovremmo volere tutti la stessa cosa? Vi siete dimenticati per cosa siete lì?
Ho riletto soltanto degli estratti de “La rabbia e l’orgoglio” di Oriana Fallaci e mi sono venuti, di nuovo, i brividi. Salvaguardiamo le nostre vite, il nostro Paese, smettiamola, smettetela di pensare ai vostri conti in banca, salvate questo Mondo. Salviamolo.
Lo so che il problema è la politica e le scelte fatte in passato e quelle fatte nel presente. Ma vi prego, proviamo almeno una volta a cercare di andare tutti nella stessa direzione. Per il bene dei nostri figli, per amor proprio, per viversi un presente e un futuro che ci meritiamo. Oggi il confine tra il bene e il male sembra non essere ben definito. Proviamo con lucidità a ridare forma e colore al nostro futuro.
Silvia Rossi
itrentenni@gmail.com
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