Struccata, grassa, vestita con due stracci sporchi addosso, con la schiena di lato ed il braccio in posizione decisamente scomoda, scorro l’indice su quel dannato schermo illuminato e scorro, scorro, scorro. E ancora scorro. Veloce e verticale. L’inutilità, l’imbecillità e la frivolezza mi passano ormai ciecamente sotto gli occhi assuefatti, annoiati.
Poi una foto, una delle tante. Ma scorro indietro. Il pollice mi scricchiola in quel movimento poco abituale e le pupille si risvegliano appena. Anche le sopracciglia devono essersi leggermente incurvate, declutisco. Resto a guardare. Una festa di compleanno, anzi no, una torta di compleanno circondata da quattro individui che le soffiano sopra.
Happy Birthday dice l’emoticon disegnata sul post, e tante candeline la guarniscono, la torta e la foto. Un uomo, una donna, una bambina, un bambino.
Un classico. Un classico talmente classico da fare caso. Ancora di più.
La donna è magra, bionda, con le labbra carnose rosa; l’uomo è alto, accanto a lei, con la barba perfetta, i pettorali e una maglietta costosa; i bambini sono belli, non belli perchè bambini, ma belli perchè belli: biondo cenere, occhioni grandi, vestiti lei di rosa e grigio e lui di verde chiaro.
Battono le manine e gli occhi sembrano sprizzare le goccioline di gioia come nei cartoni animati. La cucina che si intravede dietro è bianca e ben fabbricata, il tavolo in noce. Sembra proprio un bel compleanno, sembrano 37 anni spesi bene. Sto ancora lì con la spalla dolorante a guardare una foto che sembra muoversi, che sembravibrare. E vedo tutto. Vedo i bivi e le strade che intersecandosi tra loro magicamente hanno portato a quel giorno. Vedo i vostri genitori, gli insegnanti, le tesine; vedo i sorrisi e le lacrime, i ragazzi e le ragazze lasciate, i treni presi, le scampagnate fatte. Vedo il giorno del matrimonio, e del parto, delle sfide accettate e di quelle rifutate.
Come in un film vedo immagini di pochi secondi, bianche, sfumate, che si susseguono velocemente una dopo l’altra, una sull’altra, una intorno all’altra. Torno a guardare quei capelli biondi e quella bocca che sta per soffiare sulla candelina rosa. Poi mi giro verso l’uomo e noto il suo sorriso, rilassato, dai denti bianchi, l’uomo dall’immagine perfetta del super papà. Vedo il mentre, ne sento il rumore e il profumo, e ne vedo il dopo. Altre immagini, appena più sfuocate, altre rughe, altre scartoffie; gli studi dei figli, la casetta in campagna, la macchina nuova a 48 anni; vedo quella cena in pizzeria con gli amici che ti ricorderai per sempre, dove il burlone del gruppo che frequenti farà quello scherzo epico; vedo l’operazione riuscita ad un braccio e la sera che sarete tornati dal funerale della nonna.Vi vedo mentre fate l’amore, da quando vi graffiaviate con le unghie, a quando gemevate fino a che non sarà solo che accarezzarvi.
Photo by Jonathan J. Castellon on Unsplash
I vostri momenti, dapprima separatamente e poi insieme, hanno delineato una bellissima strada fatta di tanti puntini, di attimi, che uniti hanno formato una lunga e dritta retta. Voi quattro in questa foto, altro non siete, forse più belli, forse più ricchi, ma altro non siete, che l’incarnazione del tracciato più ovvio e scontato, ma comunque sempre il più ambito, su cui si muovono miliardi di persone accanto a voi.
Siete il sommario, la copertina e l’indice di un volume intitolato “La Retta Via, La Via Retta”.
Ci hanno insegnato questo. Dai giochi con le bambole, ci hanno insegnato questo. Siamo stati programmati e progettati per unire quei puntini finemente come nella settimana enigmistica. Basta far scivolare quella biro da un’infanzia gradevole, ad un’adolescenza con i brufoli, agli ottimi voti al liceo, per poi passare ad una prestigiosa università, tratteggiare quei 30 e lode, arrivare all’ ambìto pezzo di carta; far continuare la penna verso una gavetta di qualche anno, per poi giungere al lavoro perfetto, ben pagato, indeterminato; nel frattempo, altri punti insieme creeranno un ragazzo che sposerai, una casa che comprerai, dei figli che amerai.
Questa è la vita accettata, la soluzione al quiz che ti consegnano intorno ai 18 anni. Quell’enigma sarà costellato di problemi e domande e risposte già precostituite. Avrai un mutuo, e un lavoro a tempo indeterminato, quindi. Avrai sempre i soldi per pagarlo, ma in qualche mese ti peserà di più. Ne parlerai alle cene con gli amici, e la conversazione finirà sempre in concitazioni contro le Banche. Farai l’amore un paio di volte la settimana, ma a volte non ti basterà, altre invece ti sembreranno troppe. La domenica sera sbufferai preparandoti per andare a cena da tua madre, il martedì cercherai scuse per non andare dalla suocera.
Un lunedì mattina farai la pipì, e aprirai la porta del bagno sorridendo a tuo marito. Avrete un figlio, e tanti aneddoti sulla gravidanza, andata bene, ma sempre con qualche strana storia di mezzo da raccontare all’aperitivo con le amiche. Da donna diventerai madre, e ti rispecchierai nella tua.
Ci saranno sere in cui tornerai dal lavoro più triste di altre, in cui litigherai con tuo marito e piangerai. E altrettante in cui festeggerai salti di carriera e odorerai le rose dell’anniversario di matrimonio posate sul tavolo di vetro all’ingresso. Farai tante foto dei tuoi figli e dei tuoi viaggi. Conoscerai persone e personaggi, costruirai amicizie, ne abbandonerai altre. Con le mamme della scuola non ti troverai bene, almeno non con tutte, ma una, probabilmente, diventerà un giorno la tua migliore amica. Porterai tuo figlio agli allenamenti di calcio, e ti dirà che da grande farà il calciatore. A 22 anni, invece, si ritroverà a fare un tirocinio per un’azienda di marketing, e tu gli ricorderai che la gavetta serve per fare curriculum.
Sarai in salute, ma da aprile a settembre di ogni anno non farai altro che dire “Maledetta allergia!”.
Passeranno i Natali, tinti di verde e rosso, cambieranno dall’aspettare Babbo Natale all’andare via alle 23.30 perchè l’età si fa sentire.
Un giorno le analisi di tuo marito non andranno bene, e un giorno morirà. Avrai dei figli che piangeranno con te e una pensione di reversibilità che finirà di pagarti il mutuo. A quel punto, guarderai quella casa enorme e ti chiederai cosa dovresti farci di tutte quelle stanze.
Proporrai ai tuoi figli di prendersela, in fondo loro sono giovani, sposati e con un bambino.
Hanno anche il cane, che potrebbe godersi il giardino. Li guarderai, i tuoi figli, e li amerai, sarai fiera di loro e di te, che così bene li hai cresciuti. Su quel letto di ospedale, capirai il senso della vita, e ringrazierai Dio per le gioie che ti ha dato; farai dei conti, e scoprirai che hai avuto molto momenti belli, e gioie, e stupori, e quelli brutti finiranno per scomparire.
Lascerai alla tua progenie quella pagina con i puntini: hanno già la penna, hanno già le indicazioni, dovranno solo continuare ad unirli. È così facile vederlo e descriverlo da fuori.
In questo gioco le regole sono molto semplici e valgono per tutti gli iscritti.
Una consecutio ineluttabile e senza imprevisti: la fase 1 porta alla 2, la 2 alla 3. Raramente puoi saltare un passaggio e tornare indietro, ma poi il disegno viene male, è sconsigliabile.
A molti questo gioco viene naturale, normale, è quasi noioso. Unire i puntini in fila, che ci vuole?
Quando avrai terminato, noterai che il disegno creato avrà degli aspetti belli ed altri brutti.
Ti accorgerai di avere una famiglia alle spalle che ti ha stimato e lodato, e poi aiutato con i figli in futuro; avrai avuto un lavoro medio alto con una retribuzione dai 1000 in sù e un contratto, dopo un paio di anni, a tempo indeterminato; poi è arrivata la casa, magari non proprio quella che volevi, ma comunque una bella casa, accendendo un mutuo ventennale e con i soldi dei tuoi come anticipo; un marito con un lavoro stabile che sì, forse una volta lo avrà anche perso, ma che poi ne avrà trovato presto un altro; avrai vissuto la gioia di almeno un figlio, forse inaspettato, forse no; avrai goduto della presenza dei nonni che lo avranno cresciuto e ti avranno aiutato a fare carriera. Avrai passato cene con gli amici nei week end tanto attesi, Pasqua con i parenti e telefonate continue di tua madre ogni giorno.
Avrai fatto l’aperitivo con le colleghe. Avrai avuto dei bei Natali, con una lunga tavolata di zii, nipoti, cognati, con l’albero decorato dai bambini e l’apertura dei regali a mezzanotte. A capodanno di ogni anno avrai brindato.
Sì, controlla, tu avrai brindato ad ogni capodanno. Come in una tabella dei pro e dei contro, a questo si saranno associati anche avvenimenti spiacevoli e sgraditi.
Di norma, essi saranno stati: essere stati annoiati da telefonate di parenti vari, essersi sentiti rinfacciare tutta la vita i soldi donati; caldaie di casa, insieme a batterie dell’auto, a frigoriferi e forni che si saranno rotti; poi forse tuo figlio avrà avuto bisogno di andare dal logopedista, o fisioterapista, o chiropratico.
Poi ci sono delle varianti. Piccole.
Photo by Javier Allegue Barros on Unsplash
Potrebbe esserti arrivata una cartella di equitalia, potrebbe essersi alzata la rata del mutuo, potrebbe essere morto uno dei nonni o non essere più andata d’accordo con una cognata.
Potrebbero essere arrivate malattie, prima o dopo, più gravi o meno gravi; con i tuoi figli sarai andata comunque d’accordo, ma poterebbero esserci stati degli screzi, qualche volta, soprattutto alle cene della vigilia di Natale.
La sera, mentre ti farai una tisana e tuo marito starà leggendo un thriller, ti addolcirai le mani con una crema profumata e proverai a dormire, a volte sarai felice delle cose belle, altre penserai che la tua vita è un inferno.
Andrà avanti così per sempre, finche il disegno non sarà completato.
Potrai morire tranquilla, hai partecipato al gioco in maniera eccellente, hai seguito la Retta Via.
Facile. Come diavolo è possibile sbagliarsi? Come fa a volte un’equazione di matematica a dare come risultato 234 invece che la soluzione scritta n fondo che dice 0?! È il libro che ha sbagliato, dicevamo tutti. E infatti è proprio così.
A qualcuno di noi, è toccato il gioco taroccato. Non era la penna, non siamo stati noi, noi che abbiamo eseguito alla lettera tutte le indicazioni come gli altri. È il gioco che è sbagliato. Quei puntini non sono stati messi nei posti giusti, non hanno l’ordine esatto, è stato inutile finora seguirli puntigliosamente, non creeranno mai e comunque un disegno logico, non daranno mai la soluzione. Alcuni di noi ancora non lo hanno capito, altri molto prima, altri adesso.
Photo by Gijs Coolen on Unsplash
Hai passato circa 30 anni a ripetere quell’equazione, hai saltato domeniche, gite, scampagnate per tentare di nuovo. Hai lanciato la penna contro il muro, hai urtato la sedia, hai sbattuto i piedi, ma non c’era verso che venisse 0. A volte eri ancora più ifastidito, ti veniva 0,1. Ma mai 0.
Guardi quei puntini dall’alto, ti allontani, metti a fuoco, e ti si allargano gli occhi nel vedere che sono tutte linee a caso, senza nesso, che non si congiungono e non si uniscono, non si intersecano e non finiscono.
Sono rimasta con la penna in mano e i punti sono finiti. Guardo indietro e il mio flusso non ha creato alcun disegno. Cerco altri puntini, ne trovo così qualcuno a caso sparpagliato.
Tratteggio, cancello, tratteggio, cancello. Ne provo un altro, cancello, e ancora, giro e cancello. Sono finite le pagine. Ho finito l’inchiostro.
Scarabocchi.
Hai passato una via a scarabocchiare. E lo hai continuato a fare meticolosamente perchè non lo avevi capito.
Questo spazio è dedicato alle vostre storie. Riflessioni, propositi, affanni, sogni, ricordi, speranze, cicatrici, obiettivi, preoccupazioni, desideri. Parole sparse, pensieri e riflessioni. Voglia di raccontarsi o semplicemente di sentirsi come a casa. Scriveteci a itrentenni@gmail.com
Rette parallele
itrentenniStruccata, grassa, vestita con due stracci sporchi addosso, con la schiena di lato ed il braccio in posizione decisamente scomoda, scorro l’indice su quel dannato schermo illuminato e scorro, scorro, scorro. E ancora scorro. Veloce e verticale. L’inutilità, l’imbecillità e la frivolezza mi passano ormai ciecamente sotto gli occhi assuefatti, annoiati.
Poi una foto, una delle tante. Ma scorro indietro. Il pollice mi scricchiola in quel movimento poco abituale e le pupille si risvegliano appena. Anche le sopracciglia devono essersi leggermente incurvate, declutisco. Resto a guardare. Una festa di compleanno, anzi no, una torta di compleanno circondata da quattro individui che le soffiano sopra.
Happy Birthday dice l’emoticon disegnata sul post, e tante candeline la guarniscono, la torta e la foto. Un uomo, una donna, una bambina, un bambino.
Photo by Annie Spratt on Unsplash
Un classico. Un classico talmente classico da fare caso. Ancora di più.
La donna è magra, bionda, con le labbra carnose rosa; l’uomo è alto, accanto a lei, con la barba perfetta, i pettorali e una maglietta costosa; i bambini sono belli, non belli perchè bambini, ma belli perchè belli: biondo cenere, occhioni grandi, vestiti lei di rosa e grigio e lui di verde chiaro.
Battono le manine e gli occhi sembrano sprizzare le goccioline di gioia come nei cartoni animati. La cucina che si intravede dietro è bianca e ben fabbricata, il tavolo in noce. Sembra proprio un bel compleanno, sembrano 37 anni spesi bene. Sto ancora lì con la spalla dolorante a guardare una foto che sembra muoversi, che sembravibrare. E vedo tutto.
Vedo i bivi e le strade che intersecandosi tra loro magicamente hanno portato a quel giorno. Vedo i vostri genitori, gli insegnanti, le tesine; vedo i sorrisi e le lacrime, i ragazzi e le ragazze lasciate, i treni presi, le scampagnate fatte. Vedo il giorno del matrimonio, e del parto, delle sfide accettate e di quelle rifutate.
Come in un film vedo immagini di pochi secondi, bianche, sfumate, che si susseguono velocemente una dopo l’altra, una sull’altra, una intorno all’altra. Torno a guardare quei capelli biondi e quella bocca che sta per soffiare sulla candelina rosa. Poi mi giro verso l’uomo e noto il suo sorriso, rilassato, dai denti bianchi, l’uomo dall’immagine perfetta del super papà. Vedo il mentre, ne sento il rumore e il profumo, e ne vedo il dopo. Altre immagini, appena più sfuocate, altre rughe, altre scartoffie; gli studi dei figli, la casetta in campagna, la macchina nuova a 48 anni; vedo quella cena in pizzeria con gli amici che ti ricorderai per sempre, dove il burlone del gruppo che frequenti farà quello scherzo epico; vedo l’operazione riuscita ad un braccio e la sera che sarete tornati dal funerale della nonna.Vi vedo mentre fate l’amore, da quando vi graffiaviate con le unghie, a quando gemevate fino a che non sarà solo che accarezzarvi.
Photo by Jonathan J. Castellon on Unsplash
I vostri momenti, dapprima separatamente e poi insieme, hanno delineato una bellissima strada fatta di tanti puntini, di attimi, che uniti hanno formato una lunga e dritta retta. Voi quattro in questa foto, altro non siete, forse più belli, forse più ricchi, ma altro non siete, che l’incarnazione del tracciato più ovvio e scontato, ma comunque sempre il più ambito, su cui si muovono miliardi di persone accanto a voi.
Siete il sommario, la copertina e l’indice di un volume intitolato “La Retta Via, La Via Retta”.
Ci hanno insegnato questo. Dai giochi con le bambole, ci hanno insegnato questo. Siamo stati programmati e progettati per unire quei puntini finemente come nella settimana enigmistica. Basta far scivolare quella biro da un’infanzia gradevole, ad un’adolescenza con i brufoli, agli ottimi voti al liceo, per poi passare ad una prestigiosa università, tratteggiare quei 30 e lode, arrivare all’ ambìto pezzo di carta; far continuare la penna verso una gavetta di qualche anno, per poi giungere al lavoro perfetto, ben pagato, indeterminato; nel frattempo, altri punti insieme creeranno un ragazzo che sposerai, una casa che comprerai, dei figli che amerai.
Photo by Mike Scheid on Unsplash
Questa è la vita accettata, la soluzione al quiz che ti consegnano intorno ai 18 anni. Quell’enigma sarà costellato di problemi e domande e risposte già precostituite. Avrai un mutuo, e un lavoro a tempo indeterminato, quindi.
Avrai sempre i soldi per pagarlo, ma in qualche mese ti peserà di più. Ne parlerai alle cene con gli amici, e la conversazione finirà sempre in concitazioni contro le Banche. Farai l’amore un paio di volte la settimana, ma a volte non ti basterà, altre invece ti sembreranno troppe. La domenica sera sbufferai preparandoti per andare a cena da tua madre, il martedì cercherai scuse per non andare dalla suocera.
Un lunedì mattina farai la pipì, e aprirai la porta del bagno sorridendo a tuo marito. Avrete un figlio, e tanti aneddoti sulla gravidanza, andata bene, ma sempre con qualche strana storia di mezzo da raccontare all’aperitivo con le amiche. Da donna diventerai madre, e ti rispecchierai nella tua.
Photo by Zach Lucero on Unsplash
Ci saranno sere in cui tornerai dal lavoro più triste di altre, in cui litigherai con tuo marito e piangerai. E altrettante in cui festeggerai salti di carriera e odorerai le rose dell’anniversario di matrimonio posate sul tavolo di vetro all’ingresso. Farai tante foto dei tuoi figli e dei tuoi viaggi. Conoscerai persone e personaggi, costruirai amicizie, ne abbandonerai altre. Con le mamme della scuola non ti troverai bene, almeno non con tutte, ma una, probabilmente, diventerà un giorno la tua migliore amica. Porterai tuo figlio agli allenamenti di calcio, e ti dirà che da grande farà il calciatore. A 22 anni, invece, si ritroverà a fare un tirocinio per un’azienda di marketing, e tu gli ricorderai che la gavetta serve per fare curriculum.
Sarai in salute, ma da aprile a settembre di ogni anno non farai altro che dire “Maledetta allergia!”.
Passeranno i Natali, tinti di verde e rosso, cambieranno dall’aspettare Babbo Natale all’andare via alle 23.30 perchè l’età si fa sentire.
Photo by Jonathan Borba on Unsplash
Un giorno le analisi di tuo marito non andranno bene, e un giorno morirà. Avrai dei figli che piangeranno con te e una pensione di reversibilità che finirà di pagarti il mutuo. A quel punto, guarderai quella casa enorme e ti chiederai cosa dovresti farci di tutte quelle stanze.
Proporrai ai tuoi figli di prendersela, in fondo loro sono giovani, sposati e con un bambino.
Hanno anche il cane, che potrebbe godersi il giardino. Li guarderai, i tuoi figli, e li amerai, sarai fiera di loro e di te, che così bene li hai cresciuti. Su quel letto di ospedale, capirai il senso della vita, e ringrazierai Dio per le gioie che ti ha dato; farai dei conti, e scoprirai che hai avuto molto momenti belli, e gioie, e stupori, e quelli brutti finiranno per scomparire.
Photo by Dakota Roos on Unsplash
Lascerai alla tua progenie quella pagina con i puntini: hanno già la penna, hanno già le indicazioni, dovranno solo continuare ad unirli.
È così facile vederlo e descriverlo da fuori.
In questo gioco le regole sono molto semplici e valgono per tutti gli iscritti.
Una consecutio ineluttabile e senza imprevisti: la fase 1 porta alla 2, la 2 alla 3. Raramente puoi saltare un passaggio e tornare indietro, ma poi il disegno viene male, è sconsigliabile.
A molti questo gioco viene naturale, normale, è quasi noioso. Unire i puntini in fila, che ci vuole?
Quando avrai terminato, noterai che il disegno creato avrà degli aspetti belli ed altri brutti.
Photo by Rifqi Ali Ridho on Unsplash
Ti accorgerai di avere una famiglia alle spalle che ti ha stimato e lodato, e poi aiutato con i figli in futuro; avrai avuto un lavoro medio alto con una retribuzione dai 1000 in sù e un contratto, dopo un paio di anni, a tempo indeterminato; poi è arrivata la casa, magari non proprio quella che volevi, ma comunque una bella casa, accendendo un mutuo ventennale e con i soldi dei tuoi come anticipo; un marito con un lavoro stabile che sì, forse una volta lo avrà anche perso, ma che poi ne avrà trovato presto un altro; avrai vissuto la gioia di almeno un figlio, forse inaspettato, forse no; avrai goduto della presenza dei nonni che lo avranno cresciuto e ti avranno aiutato a fare carriera. Avrai passato cene con gli amici nei week end tanto attesi, Pasqua con i parenti e telefonate continue di tua madre ogni giorno.
Photo by Annie Spratt on Unsplash
Avrai fatto l’aperitivo con le colleghe. Avrai avuto dei bei Natali, con una lunga tavolata di zii, nipoti, cognati, con l’albero decorato dai bambini e l’apertura dei regali a mezzanotte. A capodanno di ogni anno avrai brindato.
Sì, controlla, tu avrai brindato ad ogni capodanno. Come in una tabella dei pro e dei contro, a questo si saranno associati anche avvenimenti spiacevoli e sgraditi.
Di norma, essi saranno stati: essere stati annoiati da telefonate di parenti vari, essersi sentiti rinfacciare tutta la vita i soldi donati; caldaie di casa, insieme a batterie dell’auto, a frigoriferi e forni che si saranno rotti; poi forse tuo figlio avrà avuto bisogno di andare dal logopedista, o fisioterapista, o chiropratico.
Poi ci sono delle varianti. Piccole.
Photo by Javier Allegue Barros on Unsplash
Potrebbe esserti arrivata una cartella di equitalia, potrebbe essersi alzata la rata del mutuo, potrebbe essere morto uno dei nonni o non essere più andata d’accordo con una cognata.
Potrebbero essere arrivate malattie, prima o dopo, più gravi o meno gravi; con i tuoi figli sarai andata comunque d’accordo, ma poterebbero esserci stati degli screzi, qualche volta, soprattutto alle cene della vigilia di Natale.
La sera, mentre ti farai una tisana e tuo marito starà leggendo un thriller, ti addolcirai le mani con una crema profumata e proverai a dormire, a volte sarai felice delle cose belle, altre penserai che la tua vita è un inferno.
Andrà avanti così per sempre, finche il disegno non sarà completato.
Potrai morire tranquilla, hai partecipato al gioco in maniera eccellente, hai seguito la Retta Via.
Photo by Agnieszka Boeske on Unsplash
Facile. Come diavolo è possibile sbagliarsi?
Come fa a volte un’equazione di matematica a dare come risultato 234 invece che la soluzione scritta n fondo che dice 0?! È il libro che ha sbagliato, dicevamo tutti. E infatti è proprio così.
A qualcuno di noi, è toccato il gioco taroccato. Non era la penna, non siamo stati noi, noi che abbiamo eseguito alla lettera tutte le indicazioni come gli altri. È il gioco che è sbagliato. Quei puntini non sono stati messi nei posti giusti, non hanno l’ordine esatto, è stato inutile finora seguirli puntigliosamente, non creeranno mai e comunque un disegno logico, non daranno mai la soluzione.
Alcuni di noi ancora non lo hanno capito, altri molto prima, altri adesso.
Photo by Gijs Coolen on Unsplash
Hai passato circa 30 anni a ripetere quell’equazione, hai saltato domeniche, gite, scampagnate per tentare di nuovo. Hai lanciato la penna contro il muro, hai urtato la sedia, hai sbattuto i piedi, ma non c’era verso che venisse 0. A volte eri ancora più ifastidito, ti veniva 0,1. Ma mai 0.
Guardi quei puntini dall’alto, ti allontani, metti a fuoco, e ti si allargano gli occhi nel vedere che sono tutte linee a caso, senza nesso, che non si congiungono e non si uniscono, non si intersecano e non finiscono.
Sono rimasta con la penna in mano e i punti sono finiti. Guardo indietro e il mio flusso non ha creato alcun disegno. Cerco altri puntini, ne trovo così qualcuno a caso sparpagliato.
Tratteggio, cancello, tratteggio, cancello. Ne provo un altro, cancello, e ancora, giro e cancello. Sono finite le pagine. Ho finito l’inchiostro.
Scarabocchi.
Hai passato una via a scarabocchiare. E lo hai continuato a fare meticolosamente perchè non lo avevi capito.
D.
itrentenni@gmail.com
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Riflessioni, propositi, affanni, sogni, ricordi, speranze, cicatrici, obiettivi, preoccupazioni, desideri. Parole sparse, pensieri e riflessioni. Voglia di raccontarsi o semplicemente di sentirsi come a casa.
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