San Valentino e i regali self-made

Allora, come di consueto è necessaria una premessa.
Io ho sempre avuto un rapporto strano con San Valentino.

Quando ero adolescente e stavo col mio primo amore ricordo che al 1° San Valentino lui aveva prenotato un ristorante bellissimo a Milano con tanto di sorpresa annessa e poi gli è venuta la febbre.
L’anno dopo ero ammalata io. Giuro. E quello dopo ancora l’ho rimosso. Poi mi ha lasciata.

broken heart
Da quel momento in poi ho sempre passato la fantomatica festa di San Valentino sola, MA SFRUTTANDOLA A MIO FAVORE. Ovvero: mi facevo i regali.
Uno su tutti è stato il weekend che io e la mia migliore amica ci siamo godute a Berlino beneficiando dell’”offerta coppia”. Si, ci siamo finte lesbiche per l’acquisto del pacchetto vacanza. E no, allora non c’era booking o airb&b, abbiamo prenotato tutto tramite agenzia.

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Negli anni a venire ci sono altri regali self-made che ricordo ancora con allegria. Comprese le sbronze prese con l’amica single di turno insultando l’ennesimo stronzo che proprio non voleva capire che ERO IO la donna della sua vita…
Ventenni all’ascolto: non fate come me, siate voi le stronze. Trattate male gli uomini.

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Poi mi sono fidanzata. Di nuovo. E con una di quelle persone che considera il San Valentino peggio di come Marx considerava la religione. Altro che oppio, per lui San Valentino è LSD, cocaina, marijuana e acido tutto insieme. Un po’ estremista? Si.

Quindi da 6 anni a questa parte il mio rapporto varia tra: “Hai ragione amore/noi non festeggiamo” a “Certo che amore un cioccolatino, un fiorellino, un –ino qualsiasi avresti potuto farmelo”.

fiore

E quindi quest’anno invece che un fiorellino qualsiasi, mi sono comprata un albero.
Tre, due, uno: risata. Fidatevi non è una barzelletta.
Si, ecco, non è che improvvisamente sono diventata una guru e abbraccio gli alberi per trarne energia…anche se forse dovrei iniziare, no, tutto molto semplice.
Ha scritto alla mail de I Trentenni un’amica di amici parlandoci di una realtà a noi totalmente sconosciuta ma fighissima che si chiama Treedom, che è praticamente un e-commerce di alberi (!!), che oltre a farci sentire utili davvero (gli alberi acquistati vengono piantati all’interno di progetti di riforestazione coinvolgendo i contadini locali, in luoghi dove hanno utilità sociale, economica e ambientale) ci regala la possibilità di realizzare un sogno.
Chi di voi non ha mai sognato una casa sull’albero? Ecco, appunto.
Perché ve ne sto parlando?

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Perché ho comprato una Grevillea in Kenya che ha come significato Pazienza (che è l’aspetto di cui vado sprovvista) e piantandolo assorbirò 800 kg di CO2, ovvero quanta ne produce in media una persona in 62 giorni, e un Avocado che significa creatività e assorbe 500kg di CO2, perché mi hanno detto che rassoda le tette. E solo l’idea di avere un albero di Avocado in mio possesso anche se in Africa mi fa sentire più soda. Credo che regalerò a Stefania e Ilaria per San Valentino un Mango che significa felicità… perché sia di buon auspicio per I Trentenni. Lo compriamo insieme? Abbiamo anche la possibilità di controllare e seguire l’albero online.

avocado

Fosse per me li avrei comprati tutti, e discorso etico e sentimentale a parte, lo farei semplicemente per avere, appunto, più possibilità di vincere una notte in Toscana nella Casa sull’Albero (si, proprio quella nella foto sopra) progettata dall’interior designer Riccardo Barthel (l’Ilaria da architetto impazzirebbe). Scusate la schiettezza.
Se volete partecipare anche voi alla “sfida” lo dovete fare entro il 15 febbraio. 

E quindi Trentenni single, sposati e fidanzati che dite ci vediamo nella casa sull’albero?
Io faccio Tarzan, solo perché ho sempre desiderato lanciarmi con una liana.

#BeWildBeTree

Silvia de I Trentenni

itrentenni@gmail.com

 

Silvia Rossi
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Io sono Silvia, ho 33 anni e faccio la giornalista e l'attrice. Amo ascoltare le storie delle persone e raccontarle nuovamente, a modo mio. Cerco sempre di trovare il lato divertente delle cose. Rido spesso di me e amo l’ironia, in tutte le sue forme.
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