Gli anni di Cristo

A febbraio di quest’anno saranno 33, i famosi “anni di Cristo”.
Ad un mese dallo scalino mi guardo indietro, e posso dirvi che, rispetto ai miei coetanei, dalla vita ho avuto tanto: due genitori che mi hanno amato, una casa, una macchina e ad oggi un amore stabile e duraturo.

A 33 anni sei considerato un giovane uomo, per la società devi essere autonomo e pronto per mettere su famiglia, sì certo, mettere su famiglia.

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Alle cene coi parenti della mia compagna, le domande su tale argomento sono sempre le stesse
“Quando farete un bambino?”
“Avete già pensato a come gestire la casa con un figlio?”
“E’ meglio mettersi avanti perchè poi il tempo passa…”.
Tergiversiamo, non abbiamo voglia di trasformare le occasioni di convivialità in uno scontro all’arma bianca, ma ciò che ci frulla per la testa è una verità scomoda: noi figli non ne vogliamo, non per cinismo od odio verso i bambini, ma perché non siamo disposti ad accettare un compromesso al ribasso per il nostro futuro.

So di avere usato una definizione molto forte, probabilmente chi leggerà le mie parole potrebbe sentirsi offeso, ma vi chiedo di fermarci un attimo e guardare in faccia la cruda realtà: per avere figli ci vogliono soldi, due stipendi stabili, a tempo indeterminato; ci vuole tempo perchè un figlio richiede attenzioni; ci vuole pazienza, perchè un figlio nei primi anni di vita (ed in molti casi anche dopo) è un enorme grattacapo da comprendere e risolvere, ma soprattutto ci vuole il desiderio di voler mettere al mondo un altro essere umano e noi non abbiamo MAI desiderato intraprendere tale cammino.

Cari lettori e parenti, rendetevi conto che, nel mondo di oggi, riuscire a mettere insieme tutto questo è estremamente difficile, i tempi sono profondamente cambiati.

Noi Trentenni (metto la maiuscola perchè siamo una generazione intera) siamo figi dell’instabilità e dell’inflazione, siamo lontanissimi dalle sicurezza che avevate voi Boomer e baby Boomer, siamo perennemente sommersi da impegni, lavorativi e non, tutto frutto delle ruberie e della negligenza che le generazioni precedenti hanno avuto nei nostri confronti… perchè tutto ciò che facciamo, studiamo e realizziamo alla fine della fiera non basta, non basta mai.
Siamo la generazione che per trent’anni deve rinunciare alle piccole cose per pagare il mutuo, su una casa che magari deve essere rifatta, mentre voi vi godevate la villeggiatura, le cene al ristorante e la macchina nuova pagando la casa con calma e senza preoccupazioni.

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Siamo la generazione che deve fare i conti con la scelta se comprare i mobili all’ikea o fare un finanziamento per un’utilitaria usata…
Voi questo pensiero non siete e non sarete mai in grado di elaborarlo e comprenderlo. La vostra vita è stata scritta e controfirmata tanto tempo fa, la nostra è ancora un foglio pieno di domande e con pochissime risposte.

Non possiamo ripagare l’amore che ci avete dato col nostro futuro e non possiamo sacrificare la nostra serenità per il vostro egoistico desiderio di ricevere un bambolotto con cui passare i pomeriggi.
Non so dove mi spingerà questo vento, ma di una cosa sono sicuro: il mio futuro sarà senza figli.
In Fede
L.
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